Le sorelle di Bella, quando la videro, vestita come una principessa e più scintillante del sole, mancò poco non scoppiassero dalla bile. Ella ebbe un bell’accarezzarle, non poté soffocare la loro gelosia, che raddoppiò quando ebbero saputo che la sorella era felice. Le nostre due invidiose scesero in giardino, per poter sfogare la loro rabbia, e si dicevano l’una all’altra: «Chissà perché mai quella mocciosa dev’essere più felice di noi! Non siamo forse più graziose di lei?››. «Sorella mia», disse la maggiore, «mi viene un’idea: cerchiamo di trattenerla qui per più di otto giorni; quella sua stupida Bestia salirà su tutte le furie nel vedere che lei non ha mantenuto la sua parola, e finalmente se la mangerà!» «Dici bene, sorella mia», rispose l’altra. «Ma allora bisogna che le facciamo un mucchio di moine.›› Dopo aver preso questa decisione salirono in casa e fecero a Bella tante di quelle feste che questa ne pianse per la gioia.
Quando gli otto giorni furono passati, le sorelle cominciarono a strapparsi i capelli e a fingersi così addolorate che Bella promise di restare altri otto giorni. Si rimproverava però il dispiacere che in tal modo dava alla sua povera Bestia, alla quale voleva molto bene, tanto che, adesso, ella sentiva la sua mancanza. La decima notte che trascorse in casa di suo padre, sognò di trovarsi nel giardino del palazzo e di vedere la Bestia sdraiata sull’erba e quasi morente che le rinfacciava la sua ingratitudine.
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